Il Coordinamento Antifascista Antirazzista Toscano costituito da molte
realtà sociali, politiche, associative presenti sui territori di tutte
le province toscane, esprime la sua solidarietà ai compagni e alle otto
famiglie protagoniste della lotta per il diritto alla casa a Pisa, con
l’occupazione, a metà marzo, di uno stabile da sempre sfitto in via
Marsala, nella frazione di Riglione, e “liberato” eroicamente dalle
“forze dell’ordine” il 26 maggio.
Alla lotta è necessario ricorrere per affrontare la questione casa,
nell’Italia del 2010, tristemente nota a livello internazionale per lo
scempio di ogni legalità urbanistica, fiscale, democratica e civile,
dove un salario medio è tra i più bassi d’Europa e non basta più a
coprire le spese per pagare affitti sempre più alti, dove si muore sul
lavoro come in guerra, dove si entra in carcere vivi per futili motivi e
se ne esce cadaveri, dove la speranza di lavoro si trasforma in
rapporti semi-schiavistici, sempre più regolati dal “frustino” del
datore di lavoro, com’è successo recentemente nei call center Italcarone
di Massa e Arezzo …
La Giunta comunale del sindaco Filippeschi in queste settimane ha fatto
di tutto perché non si arrivasse a una soluzione concordata
dell’occupazione dell’immobile.
I cittadini pisani non debbono lasciarsi ingannare dalle apparenze e
dall’allarmismo diffuso dalla campagna di disinformazione condotta su
tutta la vicenda. Il problema rimane, è enorme come una montagna e
l’Amministrazione comunale volutamente lo ignora e lo aggira:
l’emergenza abitativa, la speculazione che determina un costante aumento
degli affitti e dei mutui. E la speculazione ha bisogno delle case
sfitte perché, se il Comune riconoscesse l’emergenza abitativa
requisendo gli immobili da anni sfitti o abbandonati, farebbe venire
meno un florido business.
La Giunta Filippeschi ha scelto, fin dal suo insediamento, di stare
dalla parte dei padroni, privilegiando gli interessi della speculazione
edilizia (PIUSS, Porto di Marina, cambi di destinazione d’uso dell’area
industriale di Porta a Mare, etc.), delle corporazioni commerciali
(Confesercenti e Confcommercio), della borghesia-bene che abita nel
centro storico, gratificandola con politiche securitarie che farebbero
la gioia di un sindaco della Lega Nord (700.000 euro per le telecamere
piazzate in ogni angolo, assunzione di vigili urbani da trasformare in
pretoriani al servizio della Giunta, ordinanze razziste come quella
contro i mendicanti per impedirgli di chiedere l’elemosina o quella
“antiborsoni” per impedire di lavorare agli ambulanti extracomunitari e
per criminalizzarli).
Per il mondo del lavoro invece aumento della precarizzazione nei vari
settori dell’Amministrazione, esternalizzazioni e conseguente
peggioramento dei servizi all’utente, svendita del patrimonio pubblico,
diminuzione dell’organico per asili, biblioteche, poche risorse per le
integrazioni all’affitto, arroganza contro le rappresentanze sindacali
dei lavoratori.
Oggi il sindaco Filippeschi e istituzioni varie, che si sono schierate
come un sol uomo a protezione di una politica abitativa disastrosa,
utilizzano spregiudicatamente la protesta con cui è stato vivacemente
contestato il ruolo da lui giocato nella vicenda dell’occupazione di
Riglione, per presentarla come un’aggressione alla sua persona, da
proteggere addirittura con la scorta, di vigili, naturalmente! Fanno un
polverone per nascondere la necessità di trovare alloggio alle otto
famiglie che hanno occupato, perché, se avessero trovato un affitto a
prezzi di mercato, non avrebbero avuto i soldi per le rette scolastiche
dei figli o per fare la spesa.
Ma quante famiglie vivono nelle stesse condizioni degli occupanti di via
Marsala a Pisa e dintorni? Per loro il Comune non fa nulla, non
utilizza l’Agenzia Casa per reperire immobili da affittare con
sovvenzione degli affitti, non accelera i tempi necessari al recupero
delle case popolari vuote.
Così, quando si ignorano e si affossano le problematiche sociali, si
finisce con l’affidarne la soluzione all’intervento della polizia e dei
carabinieri; le questioni sociali si fanno diventare questioni di ordine
pubblico; al posto delle politiche sociali si attivano politiche
repressive; famiglie collocate sotto i livelli di sussistenza (anche per
effetto della devastante crisi economica che stiamo vivendo), le quali
non hanno altra via che l’azione diretta per affermare il loro legittimo
bisogno di casa, vengono accusate di praticare l’illegalità.
Come se fosse legale non avere una casa, dove vivere con la propria
famiglia!
Non trovare una soluzione concreta alle otto famiglie significa gettare
per strada loro e condannarne domani alla stessa sorte decine di altre:
una barbarie sociale, che ha aperto la strada alla barbarie dello
sgombero poliziesco. Viva la legalità!
COORDINAMENTO ANTIFASCISTA ANTIRAZZISTA TOSCANO